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QPGA GRANCONCERTO - PER CAPIRCI DI PIU'

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2009 12:19
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Sesso: Femminile
19/06/2009 12:19

Ciao a tutti.
Vi riporto il testo della brochure del Concerto di Roma tenutosi il 12 giugno scorso.


Brochure Gran Concerto 2009

Quadrare un cerchio è impresa ardua. Quadrarlo e chiuderlo nello stesso tempo, è impossibile
Forse per questo affascina. Per meno, non c’è avventura. E, se non c’è avventura, non si parte. Ebbene, questo “Gran Concerto” è esattamente questo: la penultima prova di un’impresa impossibile: la quadratura e la chiusura del cerchio aperto nell’ormai lontano 1972 con l’uscita di un album che si chiamava “Questo piccolo grande amore”.
Abbiamo ribattezzato questa impresa “Quadrigetto” quando, quasi un anno fa, abbiamo deciso d salpare le ancore. E “quattro” è davvero il numero simbolo di tutta questa storia. E non da oggi. Dall’inizio. Vale a dire dal momento in cui vide la luce quell’album, il cui pezzo “di punta” (come si diceva allora; la “titletrack” si direbbe oggi) aveva avuto ben quattro anni di gestazione, era composto da quattro diverse sezioni musicali; aveva un titolo formato da quattro parole e quattro erano i “moschettieri” che avevano contribuito a dar forma a quel progetto: Antonio Coggio, Franco Finetti, Tony Mimms e, naturalmente, il sottoscritto.
“Quadrigetto”, però, anche perchè contiene un doppio significato: un insieme formato da quattro parti distinte, ma complementari (come distinti e complementari sono i mezzi espressivi e i linguaggi utilizzati); ma anche un quadrimotore in grado di avere apertura alare, forza e autonomia tali da consentire un volo così lungo e ambizioso. Ma quattro, naturalmente, sono anche le lettere dell’acronimo – QPGA – che dà nome all’intero progetto, come dire un Quaderno, una Pellicola, un Giro di concerti e un Album.

QUADERNO
Per quaderno mi riferisco al romanzo uscito lo scorso marzo per Mondadori. Confesso che ci sono particolarmente affezionato.
Non perchè sia il mio primo – e quasi certamente ultimo – sconfinamento nei territori, fino ad oggi da me inesplorati, della narrativa. Ma perchè l’album “Questo piccolo grande amore” era nato come rappresentazione di una storia. La prima volta che l’ho presentato alla RCA l’ho fatto in forma di “soggetto”. Per questo ne venne fuori un “concept-album”. Un racconto attraverso le canzoni. Racconto appena abbozzato. Sia perchè ero un esordiente, e i due album previsti vennero condensati in un unico disco. Sia perchè lo strumento canzone non consente il respiro narrativo, la densità espressiva e la profondità di campo della scrittura. Sono affezionato a questo romanzo perchè mi ha consentito di raccontare, finalmente, tutta la storia e di mettere su carta episodi, emozioni, riflessioni che per tanto tempo si erano date battaglia dentro di me. Mi ha fatto conoscer Giulia e Andrea e capire qualcosa di più di quel loro, apparentemente inspiegabile “incontrarsi e dirsi addio”. Mi ha permesso di incontrare i loro genitori, i loro amici; vedere le case nelle quali abitavano, passeggiare per i quartieri nei quali vivevano. E ritrovare, insieme alla Roma di quegli anni, il mondo di quegli anni. “Qpga” è il racconto di un sogno e di un risveglio. Non solo il piccolo sogno di Giulia e Andrea. Ma quello ben più grande di un’intera generazione che si era addormentata nell’incanto della summer of love e si sarebbe risvegliata nel petto tachicardico degli anni di piombo. Ed è, soprattutto, un’occasione per riflettere sul valore del passato. Inteso non come il vago richiamo della nostalgia, ma come la forza travolgente di un’identità ritrovata. Una forza che irrompe nel presente, ne cambia il corso e ci consegna a un futuro inaspettato. E sempre sorprendente. Non so se sono riuscito in tutto questo. Non spetta a me dirlo. Ma, così come i dischi chiedono di essere ascoltai, queste pagine chiedono di essere lette. Non per il titolo o la firma, ma per quello che cercano di dire. E l’unica ambizione che le accompagna è che, come è già successo per quel disco, il giudizio possa avere ragione del pregiudizio.

PELLICOLA
La pellicola, invece, è il film, realizzato da Riccardo Donna per 11 Marzo Film, Aurora Film e Medusa Film, uscito nelle sale lo scorso febbraio.
Non volevamo un “musicarello” (si chiamavano così, negli anni ‘60, i film costruiti intorno a una canzone di successo), nè un film del filone “giovanilistico”, di quelli che partono da u titolo di canzone, per scattare un’istantanea della generazione giovane. Questo non per prendere le distanze da due generi rispettabilissimi, ma perchè ci sembrava che “Qpga” avesse una propria specificità che andava rispettata. Pensavamo, infatti, non a un musical, ma a un “pop-movie”. Un film nel quale le canzoni non erano scelte a condire e accompagnare una storia preesistente, ma la storia era stata costruita attraverso le canzoni ed era giusto che fosse racconta partendo da quell’insieme di canzoni. Qualcosa che rispettasse l’impianto narrativo della vicenda originale, ma anche l’ambizione storica e sciale e il linguaggio della generazione che quella stagione aveva vissuto. Ne è venuto fuori un film fresco e pulito. Un’opera non volgare, nè banale. Una storia raccontata con il giusto equilibrio tra leggerezze e profondità, poesia e ironia. Una pellicola che emoziona e fa sorridere, ricordare, pensare. E che, in qualche passaggio, riesce anche a commuovere. Un risultato più che positivo, premiato anche dalla risposta al botteghino: Tra i film della stessa categoria e tipologia, infatti, “Qpga” è risultato il più visto dal pubblico e anche il più apprezzato dalla critica. Questo malgrado abbia rappresentato un esordio sia per il regista – alla sua prima prova cinematografica, dopo un curriculum televisivo di tutto rispetto – sia per me, che ho collaborato alla sceneggiatura, con una firma cinematografica e letteraria apprezzata come quella di Ivan Cotroneo. Il prossimo appuntamento con il sogno di Giulia, Andrea, “Spinterogeno”, “Secco” e “Diplomatico” è all’edizione arricchita del dvd, per ritrovare speranza e disillusione di un’intera generazione, ma anche il tormento e l’estasi della prima storia d’amore. Quella che non dura tutta la vita, ma ce la cambia per sempre.

GIRO DI CONCERTI

Il giro di concerti è stato, invece, battezzato Gran Concerto. Lo abbiamo fatto per marcare un’identità. Un’identità che sottolinea una differenza.
Differenza doppia. Innanzitutto da “A prima vista”, la serie di anteprime dello scorso inverno. Non solo per il fatto che quello che succede sul palco non ha niente a che vedere con quello che vi succedeva allora. Tema a parte, ovviamente. Ma, soprattutto, per il fatto che, mentre “A prima vista” era un po’ come gridare “Terra” dalla prua di una nave, quando si sta per approdare su un’isola sconosciuta, questo “Gran Concerto” corrisponde alla straordinaria avventura dello scendere a terra per procedere all’esplorazione di quell’isola.
La seconda differenza è quella dell’idea classica del tour. Si, perchè questo Gran Concerto non è un tour tradizionale, ma un vero e proprio racconto musicale. Una formula innovativa e altamente spettacolare con la quale, per la prima volta, sarà la dimensione live ad anticipare i contenuti musicali di un album ancora inedito. E non viceversa. Sarete voi, infatti, i primi ad ascoltare le nuove canzoni, i nuovi testi, i nuovi arrangiamenti. Questa sera,infatti, sarà possibile ascoltare quasi integralmente nell’esecuzione dal vivo il doppio album che uscirà dopo l’estate. Per questo l’abbiamo ironicamente ribattezzato “Ineditour”. Ma dato che – come vedrete – le immagini avranno un ruolo particolarmente importante, potremo anche definirlo un “Cinetour”.
Giochi di parole a parte, si tratterrà di uno spettacolo nel quale, grazie ad un super-schermo di 250 metri quadri, una volta tanto saranno le immagini a fare da commento alla musica e non viceversa. Immagini inedite – per girare le quali abbiamo impegnato cinque troupe cinematografiche – che consentiranno di sottolineare i passaggi chiave di questa storia musicale, attraverso una serie suggestiva e incalzante di salti temporali, interazioni fantastiche tra passato e presente e flash-back. E’ la prima volta che un tour anticipa i contenuti di un disco. Di solito avviene il contrario. Ma abbiamo pensato che la dimensione ideale per questa storia in musica – e, soprattutto, per la veste scenica e spettacolare con la quale essa viene rappresentata – fosse appunto, l’esibizione live. Si tratta di un progetto così innovativo e particolare che abbiamo ritenuto che l’album che seguirà dovesse essere il documento, la testimonianza, la memoria di quanto visto e sentito dal vivo. In fondo è così che avviene per le opere e gli spettacoli teatrali in genere ed è giusto che sia così anche per questo “Gran Concerto”, che ha tutte le caratteristiche ideative, strutturali e formali di una vera e propria opera popolare moderna.

ALBUM

L’album, rappresenterà, dunque, il passo conclusivo. Il sipario su questa storia si era aperto con lui. Ed è giusto che con lui si chiuda.
Uscirà dopo l’estate. Sarà un cd doppio. Ma, lo dico subito, non sarà la “semplice” ri-edizione dell’Lp che tutti conoscete. Non è il “restauro” di “Questo piccolo grande amore”. Un intervento di lifting e maquillage che riporta agli antichi splendori i colori originali di quell’affresco. Primo perchè quel disco non ha assolutamente bisogno di alcun restauro. Anzi, il suo fascino è esattamente quello di essere un’opera che non soffre il passare del tempo. Poi perchè si tratterrà di un doppio cd, nel quale le canzoni passeranno dalle 15 del progetto originale alle oltre 40 di questo lavoro. Un lavoro che ospita i brani che facevano parte del concept-album originale, una serie di brani che, a suo tempo, non trovarono posto nell’LP, alcune tracce ritrovate, idee di brani composti allora ma mai realizzati prima, e temi di canzoni nuove. Non si tratterrà, dunque, di un “remake” ma di una vera riscrittura. Una nuova scrittura nata dall’esigenza di restituire ad un progetto, sino ad oggi, di fatto “incompiuto” il senso e il respiro originale, allargandone il più possibile gli orizzonti interpretativi ed espressivi, attraverso l’inserimento di nuovo materiale, nuovi testi, nuove sonorità, nuove ambientazioni musicali, nuove interpretazioni. Un universo sonoro completamente nuovo, dunque, intenso ed emozionante, impreziosito dal passaggio di moltissimi compagni di avventura che hanno voluto lasciare sulla stessa porzione di “muro” alla quale Giulia e Andrea avevano legato i loro nomi, il loro “graffito” musicale, per condividere con loro la parabola di un grande sogno che resterà per sempre in bilico tra incanto e disillusione.

Ciao a tutti

Sosò
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